Articolo 1 del FVG ha svolto nei giorni scorsi a San Giorgio di Nogaro un convegno sul tema del Servizio sanitario regionale.
Tra i relatori l’ex Sindaco di San Giorgio, Pietro del Frate, Ezio Beltrame, Gino Dorigo, Diego Compagnoni e il coordinatore regionale del movimento, Mauro Cedarmas.
Nel corso dell’incontro è stato rilevato che il Servizio Sanitario Nazionale universalistico istituito solo nel 1978, e per merito del miglior riformismo italiano, ha esteso a tutti i cittadini il diritto alla cura, in precedenza, infatti, quel diritto universale non esisteva.
Oggi, però, quel diritto universale è esplicitamente messo in discussione e la Destra che governa l’Italia e la Regione non si pone l’obiettivo di garantirlo. Nonostante che il SSR del Friuli Venezia Giulia sia attestato sui migliori standard europei, anche in regione incombono seri pericoli. Una migliore salute per una popolazione che, come nel nostro caso, ha una aspettativa di vita alta richiede, infatti, è stato osservato, un’elevata capacità politica e di gestione.
La stessa prospettiva che in tempi molto brevi possano mancare sia in Italia che in regione molti medici e paramedici degli ospedali e dei servizi territoriali delle aziende sanitarie, e che possano mancare persino tanti medici di famiglia, costituisce un’emergenza molto seria, ma né a Roma né a Trieste vi è piena consapevolezza.
E’ poi presente il serio fenomeno di persone che rinunciano alle cure per ragioni economiche, l’attuale sistema regionale dei ticket contribuisce a tale deriva e va rivisto.
In questo contesto, l’elemento più evidente della politica della giunta regionale di Centrodestra è invece la spinta alla privatizzazione con l’obiettivo di aumentare la percentuale di offerta privata su modello delle regioni del Sud e della Lombardia. Peraltro, è stato rilevato ancora, la sanità meridionale e lombarda non sono certo modelli virtuosi, tanto meno per contenimento dei costi e appropriatezza delle cure. Infatti, è dimostrato al contrario che la privatizzazione produce aumento di spesa e cure non appropriate e toglie alla Regione il governo del sistema. La Giunta regionale dovrebbe, a esempio, spiegare come mai nessun operatore privato sia disponibile ad accollarsi le prestazioni di alta specialità o dell’emergenza lasciando tale compito al pubblico.
Sul piano di alcune proposte operative, i relatori e i partecipanti alla discussione hanno messo in evidenza la necessità di rafforzare le strutture di governo del sistema, dando priorità a strategie che valorizzino competenze e gioco di squadra, smettendo del tutto una pratica segnata da atti autoritari e impositivi.
Si tratta, ancora, di riprendere una seria politica di programmazione su area vasta, abbandonata da un decennio.
Infine, è indispensabile il rafforzamento delle cure primarie e il consolidamento del Distretto sociosanitario con una meticolosa manutenzione organizzativa. Questo va fatto tenendo conto della geografia, della particolarità della nostra Regione e della storia dei nostri servizi sociali. Va perseguito l’obiettivo di un Distretto sanitario “forte”, come luogo dove si deve realizzare la continuità assistenziale e l’integrazione tra Sanità, Servizi sociali, privato no-profit e volontariato, superando la frammentazione tra i servizi.
5 aprile 2019