LE COSE DA FARE SUBITO PER SCUOTERE IL SISTEMA

| Rassegna stampa

Mentre, fra molti lutti, combattiamo il virus che paralizza l’Europa è urgente allestire una convincente strategia per prenderci cura dell’economia del Friuli Venezia Giulia che non sfuggirà al contraccolpo generalizzato, non ci siamo completamente ripresi dallo shock del 2008 che ora si prospetta una nuova gelata per PIL e occupazione. Le contromisure vanno varate ora perché anche in economia il fattore tempo è essenziale, la tempestività della reazione limita i danni e sostiene la fiducia. Il Governo ha già varato prime misure che sono giuste e consistenti, altre seguiranno. Ora tocca a noi, la Regione Autonoma approvi un Recovery Act tarato sui prossimi dodici/diciotto mesi che sono il periodo in cui si decide della vita o della morte di molte imprese, dovrà essere un programma massiccio perché la tempesta che arriva non si affronta con bruscolini. La prima preoccupazione è la liquidità delle imprese che andrà in sofferenza in pochissimo tempo e allora urge allestire uno schema della Regione che controgarantisca i confidi, il programma va concordato con banche, associazioni di categoria, sindacati e consorzi fidi. Il bilancio regionale assegni cento milioni allo schema (50 milioni liquidi e 50 di fideiussione) stabilendo da subito la disponibilità di una riserva di ulteriori 50 milioni in garanzie per il caso di necessità. Lo schema avrebbe il rating della Regione (A-), dovrebbe ovviamente chiedere l’apporto del Fondo centrale di garanzia PMI appena rafforzato dal decreto Cura Italia e il concorso del Fondo Europeo degli Investimenti che ha proprio questa funzione; in virtù del meccanismo della controgaranzia offrirebbe molta flessibilità per una gestione concordata con banche ed associazioni nonché una leva consistente. L’intervento delle garanzie statali e comunitarie è essenziale perché aumenterebbe la potenza di fuoco e in subordine consentirebbe di alleggerire l’iniziale impegno regionale che potrebbe essere dirottato sugli investimenti. Questa manovra non può attendere, va approvata ad horas. Il grafico racconta che dal 2009 la somma degli investimenti pubblici e privati ha sempre un valore inferiore al 2008 e che dal 2012 la loro curva scende rispetto al PIL: erano il 21,35% nel 2011 e arrivano al 17,98% nel 2016. Dal 2009 quelli privati sono sempre inferiori al 2008. Serve uno shock degli investimenti per contrastare la recessione che arriva e perché, in ogni caso, il nostro attuale tenore di vita e di impiego non può durare con investimenti così bassi. La Regione deve sostenere gli investimenti delle imprese in primo luogo con un programma pluriennale straordinario che impieghi fondi del bilancio, poi finalizzando allo scopo i fondi comunitari del settennio 2021-2027 e inoltre facendo pieno uso della finestra temporale in cui la Commissione europea allenterà la disciplina degli aiuti di stato per contrastare l’emergenza coronavirus. La breve parentesi va usata per rafforzare tutti i settori -dal turismo allo shipping- e anche le grandi imprese privilegiando per quest’ultime i programmi più innovativi a partire dalla digitalizzazione. La Regione dispone infine del forte strumento delle concessioni che non grava sulla finanza pubblica ma avrebbe un impatto anticiclico e di lungo periodo. Bisogna anche porre fine allo sciopero degli investimenti pubblici che in parte è dovuto a vincoli statali, il patto di stabilità che per fortuna da qualche tempo è meno rigido, ma anche a scelte politiche. Nel 2006 -picco massimo dal 1995 ad oggi- gli investimenti pubblici del Friuli Venezia Giulia erano 1.402,5 milioni, nel 2017 sono stati 797,7. Il compito di investire non può gravare solo sui privati, sono fatti su cui riflettere. Reddito e occupazione dei cittadini dipenderanno dal contributo anticiclico degli investimenti aggiuntivi che la pubblica amministrazione saprà attivare, molto dovrà essere fatto dalla Regione ma da sola non ce la farà, il contributo degli enti locali sarà determinante. Il patto di stabilità ora è meno rigido e bisognerà chiedere ulteriori spazi ma in ogni caso sarà necessario sfruttare ogni margine consentito per affiancare alla capacità di investimento della Regione quella dei comuni che in questi anni sono diventati dei puri erogatori di spesa corrente. Serve un patto Regione, ANCI, associazioni di categoria per programmare il rilancio dell’intervento comunale in marciapiedi, fognature, scuole, asili.

Di Lodovico Sonego
Dal Messaggero Veneto

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