Dieci novembre e dodici dicembre: quel che resta di due inattendibili miti della sinistra. Il voto britannico di ieri conferma la prevista sconfitta del Labour di Jeremy Corbyn e del suo Libretto Rosso, un mese prima c’è stata la deludente prova del leader del Partito Socialista Spagnolo Pedro Sánchez. Il secondo ha affrontato il voto certo di una affermazione netta ma le urne hanno amaramente certificato l’arretramento del PSOE e che l’imprudente gestione socialista della vicenda catalana ha fatto nascere l’estrema destra del nazionalismo spagnolo, VOX. La Spagna ha più problemi di prima. Il Libretto Rosso agitato da Corbyn in campagna elettorale non è stato solo un richiamo immaginifico al maoismo, è voluto essere proprio l’indicazione di una improbabile strategia di governo fondata su massicce nazionalizzazioni, uso punitivo del fisco sui redditi medi, coerente sostegno alla Brexit e a valori antieuropei. E’ l’interlocuzione populista con i ceti più deboli della società indicando soluzioni senza fondamento per il problema reale delle disuguaglianze accentuate dalle globalizzazioni sfrenate del liberismo. Si rammenti il pizzico di antisemitismo e del mito Corbyn non rimane nulla se non la lezione di una strada da evitare; a Londra come a Madrid il populismo, c’è anche quello di sinistra, lascia macerie. La vicenda elettorale dei due grandi paesi è rilevante anche per il Centrosinistra italiano che a volte ha guardato in quella direzione in cerca di suggerimenti; il nostro giusto desiderio di combattere le ineguaglianze o di considerare le autonomie regionali non deve tradursi nella comunanza con chi pur richiamandosi a quegli intenti propone scelte da cui è bene distinguersi. E soprattutto sarà utile la consapevolezza che le difficoltà della Sinistra sono così diffuse in Europa da rendere poco probabile che da qualche parte oltre confine ci siano ricette miracolose. Anche in questo caso l’Italia non speri nel Veltro dantesco e semmai va rammentato che quando il Centrosinistra italiano è stato in campo con autorevolezza lo ha fatto con l’originalità della sua proposta ulivista che indicava la via di una larga coesione riformista sotto il segno dei valori europei. Quell’ispirazione va aggiornata tenendo conto della tempesta della globalizzazione ma l’Europa rimane un caposaldo e a maggior ragione. Tutto ciò richiede la grande fatica italiana del rinnovamento delle politiche che non ha nulla da spartire con la sciocchezza populista delle rottamazioni.
Di Lodovico Sonego