L’intervento del già presidente nazionale dell’ordine dei “dottori commercialisti e degli esperti contabili” merita un’attenta riflessione e approfondimento, perché affronta una questione decisiva per la vita del nostro Paese: l’equità tra i cittadini, la redistribuzione delle risorse e il futuro del nostro sistema sanitario nazionale che garantisce a tutti gli italiani il diritto alla salute.
Crediamo sia noto, anche al mondo dei professionisti, che questi ultimi anni di crisi hanno duramente colpito quella classe media o medio bassa, quel 52% di cittadini italiani che percepiscono tra i 15 e 50 mila euro e che contribuiscono largamente alle casse del nostro fisco. Le difficoltà economiche di questi anni hanno prodotto diversi effetti gravi, tra i quali il fatto che oltre 2 milioni di italiani rinunciano alle cure mediche per motivi economici. Di fronte a questa emergenza bisogna agire subito e bene ha fatto il Ministro della Salute a chiedere la soppressione del superticket, un balzello ingiusto e perfino inutile, e pure a pensare un sistema che faccia contribuire maggiormente alle spese del sistema sanitario a chi ha più mezzi economici per poterlo fare.
Sì, proprio il principio “chi ha di più, dia di più per la collettività”, principio che, a parole, tutti condividono, salvo poi fare grandi distinguo al momento dei fatti.
Ci sono alcuni numeri che dovrebbero far riflettere: in Italia l’80% del prelievo fiscale è garantito da pensionati e lavoratori dipendenti e ben il 97,3% dei redditi sono inferiori ai 75 mila euro l’anno, con ben il 45% di questi collocato sotto i 15 mila euro.
Se andiamo, poi, nel mondo di chi “esercita attività economica in forma societaria”
scopriamo che il loro contributo medio al fisco è di circa 18 mila euro (quello dei pensionati si colloca mediamente intorno ai 17 mila euro).
Insomma, c’è molto da fare in termini di redistribuzione e, in questi anni di crisi, sono stati proprio i redditi più alti a salvarsi mentre sono accresciute di molto le differenze sociali.
Resta un tema ulteriore, che purtroppo ci rende unici nel panorama europeo, ed è l’evasione fiscale, un vero cancro che mina la coesione sociale del nostro Paese. Su questo tema il contributo dei professionisti del fisco potrebbe essere grandemente utile per attuare una vera e decisiva lotta contro l’evasione fiscale che riporti risorse, oggi nascoste, a esempio, ai nostri servizi sociali, in particolare in favore delle classi medio-basse. Forse un passaggio mattiniero nelle nostre strutture sanitarie sarebbe utile per rendersi conto di quanto ci sia da fare in termini di rafforzamento del sistema sanitario e di equità nell’accesso alle cure e farebbe magari cambiare idea a chi critica le proposte del ministro Speranza.
Bella, infine, la citazione di Olaf Palme, ma se proprio dobbiamo dirla tutta, allora dovremmo prendere per buono il welfare svedese che garantisce ai cittadini una grande protezione sociale e impone ai redditi medi e medio alti una tassazione (oltre il 50%) di molto superiore a quella italiana.
Alla citazione del leader della socialdemocrazia svedese vorremmo, infine, aggiungere l’articolo 35 della nostra Costituzione che dice: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva” e la sanità è la più importante tra le voci della spesa pubblica.
Carlo Pegorer
Stefano Pizzin
Dal Messaggero Veneto del 9 ottobre 2019.